Ave Verum Corpus
https://www.youtube.com/watch?v=ePe0XyJwdJE
Il dolore più grande di Cristo (che Gli fece sudare sangue nel Getsemani) non è stata probabilmente l’orribile morte cui andava incontro, Lui vero Dio e vero innocentissimo Uomo, e neanche il dolore quasi infinito che la Sua morte avrebbe procurato alla Sua amatissima Madre, ma la piena e lucida consapevolezza datagli dalla Sua divina prescienza, che il Suo Sacrificio, per la MAGGIOR PARTE dell’umanità, sarebbe stato inutile. Tuttavia, in assoluta obbedienza alla volontà di Dio Padre, non si è tirato indietro, anche perché sarebbe stato sommamente ingiusto negare al seppur “piccolo gregge” degli uomini di buona volontà, la possibilità di aspirare e raggiungere la felicità ETERNA.
Prima di proseguire vorrei far presente che Gesù è Dio, Creatore del Cielo e della Terra, ma soprattutto, di ogni essere umano, dall’indio della foresta amazzonica al premio Nobel di fisica quantica, dalla donna delle pulizie di un condominio al Presidente della Repubblica, dall’umile sagrestano al papa e via dicendo, tenendo presente che per Dio, le differenze che tanto colpiscono l’essere umano sono pressoché NULLE. Dio è per antonomasia l’assoluto. Non possono esistere due o più assoluti. Sarebbe un’assurdità metafisica insostenibile. Se l’uomo, che vuol farsi praticamente dio di se stesso, lo fosse realmente, sarebbe in grado di risolvere un problema che lo assilla da sempre: la morte. Quindi è evidente che non è neanche il dio di se stesso, ma una creatura del tutto dipendente dal Creatore, con i doveri che ciò comporta, primo fra tutti, riconoscere la Sua esistenza come Dio assoluto e la nostra esistenza come creature del tutto relative e dipendenti da Lui. Se non si tiene conto concretamente di questo presupposto e non si vive in conformità ad esso, la vita individuale e collettiva è irrimediabilmente destinata al fallimento, che consiste nella perdita di Dio, cioè nella dannazione eterna. Per i “graziati”, perché possono ancora porvi rimedio, gli scricchiolii del fallimento si fanno sentire già in questa vita, per i “disgraziati”, perché sarà senza appello, il fallimento si paleserà in tutto il suo orrore nell’altra vita senza più alcuna possibilità di riparare. I "graziati" sono per lo più quelli elencati nelle Beatitudini, mentre i "disgraziati" sono, ancora per lo più, i ricchi, i potenti, coloro che hanno successo nella vita in varia misura, ecc.
Coloro che, spiritualmente vuoti come le zucche di Halloween, non hanno alcun TIMOR DI DIO e quindi alcuna consapevolezza del senso e scopo della vita, dell’immortalità dell’anima e del destino eterno che attende lui e ogni altro essere umano, (in una parola, dei cosiddetti NOVISSIMI: Morte, Giudizio, Paradiso, Inferno), direbbero a questo punto: “Che problema c’è ? Gesù, ammesso sia realmente esistito, è stato un grande uomo, forse il più grande della storia. Ci ha lasciato un sublime codice di vita, ma forse era anche un idealista”, ed altre simili bestemmie, credendo o auto convincendosi che con la morte fisica finisca tutto, mentre è l’esatto contrario, giacché con essa l’anima, non appena lascia il corpo, entra e si fissa, per così dire, in una dimensione che non avrà MAI fine. Si consiglia di riflettere qualche volta, anche se dà le vertigini, sul concetto di eternità legato all’immortalità dell’anima.
“A che serve all’uomo – dice Gesù - guadagnare il mondo intero se poi perde la propria anima?”
Se poi perde cioè, il suo nucleo centrale, una sorta di hardware del suo essere, che finirebbe nel fuoco inestinguibile della discarica infernale. Quando si parla di anima morta non ci si riferisce a qualcosa che ha finito di esistere, (giacché lo spirito è, per sua stessa natura, immortale. Solo la materia è soggetta a consunzione e dissoluzione), ma alla componente spirituale dell’essere umano che, staccata definitivamente dal suo Creatore, continuerà a vivere nei secoli dei secoli, ma in una condizione di corruzione e mostruosità inimmaginabili. In altre parole, l’anima di chi ha perduto Dio per sempre, potrebbe essere paragonata a un cadavere destinato a marcire senza mai consumarsi. Questo aspetto è testimoniato anche dal profumo inesprimibile che accompagna una manifestazione del Cielo, mentre una manifestazione infernale è caratterizzata da un fetore insopportabile.
Coloro per i quali il Sacrificio di Cristo sarà stato inutile andranno incontro ad una eternità di un tale orrore, che solo chi è animato da un minimo di fede può credere nella sua esistenza senza essere paralizzato dallo sgomento, mentre chi non crede cerca di eludere o rimuovere l’inquietante insopprimibile interrogativo della morte con ogni sorta di diversivi, (non tutti indecenti, ma pur sempre diversivi più o meno sostitutivi di Dio, cui va sempre il primissimo posto), che però non fanno che complicarlo, perché i nodi spirituali prodotti da simili comportamenti, quando verranno al pettine, saranno talmente inestricabili, da strozzargli definitivamente l’anima.
L’ essere umano in genere, dal mendicante al re, non immagina l’ enorme dignità e responsabilità di cui Dio lo ha investito e si trincera dietro una falsa umiltà o si rassegna ai propri limiti per poter continuare a vivere nella comoda e accidiosa mediocrità, ma quando comparirà davanti a Cristo giudice, senza alcuna preparazione/pentimento, e leggerà nel Suo divino e tremendo sguardo il fallimento della propria vita, non avrà altra scelta che quella di buttarsi a capo fitto nell’abisso infernale, giacché, per quanto incredibile possa sembrare, qualora fosse obbligato a stare (ipotesi assurda, ma che comunque rende l’idea) davanti a Dio, alla Sua maestà, santità, gloria, purezza infinite, in uno stato di irreparabile indegnità, il suo tormento sarebbe ancor più atroce di quello infernale. Dio non giudica e condanna come si fa in un’aula di tribunale tra due poveri uomini: il giudice e l’imputato, giacché la distanza ontologica tra il Creatore e la creatura è abissale. E’ più che sufficiente comparire davanti a Lui per capire, in una frazione di secondo, tutta la propria vita e il destino eterno che merita. Da ciò si capisce anche il Purgatorio nel quale si precipitano (con vivissima sofferta gratitudine) le anime dei salvati, di coloro cioè, che in vita hanno confidato nella divina misericordia e ottenuto, in punto di morte, il Suo perdono, ma che ancora devono “purificare” (significato e scopo della penitenza) la propria anima, con la necessaria espiazione di azioni contrarie a Dio e al Suo amore dispiegato nei Suoi Comandamenti, onde poter entrare nel regno di immacolatezza assoluta. E’ necessario ribadire il concetto secondo il quale perdere PER SEMPRE questo regno (che alle zucche vuote di Halloween potrebbe anche non interessare), equivale “ipso facto” a finire in quello di orrore e disperazione che è l’Inferno. Non c'è altra scelta tra Dio-Gesù Cristo e lucifero/satana. O l'uno o l'altro. Se perdiamo Dio, guadagniamo automaticamente il diavolo. Con ciò comprendiamo anche la sollecitudine crocifissa che i santi di tutti i tempi hanno sempre avuto per la salvezza eterna delle anime.
CONCLUSIONE: Viviamo in un momento storico (non la fine del mondo, ma la fine di un mondo) in cui ognuno di noi potrebbe dover comparire davanti a Dio da un giorno all’altro. Anche se ciò può accadere tra uno, due, tre o più anni, ringraziamo Dio che ci avverte in anticipo e ci dà il tempo per prepararci al Suo incontro. Cerchiamo di collaborare con Nostro Signore alla salvezza della nostra anima, ma anche di quella del maggior numero possibile di incoscienti, che – come Cristo disse sulla croce poco prima di morire – “non sanno quello che fanno”.
“Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. - Gv 14,1-6
"Questa è la vita eterna: che conoscano Te, il solo vero Dio, e Colui che Tu hai mandato, Gesù Cristo." Gv 17,3
Per una conoscenza formidabile di Gesù Cristo, dalla quale dipende la salvezza eterna di ogni uomo, Dio ha dato all'umanità, in previsione di quello che sta accadendo e accadrà, l’inestimabile dono de "L'Evangelo come mi è stato rivelato"
https://scrittivaltorta.altervista.org/per_volume.htm
L'authenticité scientifique de "l'Evangile tel qu'il m'a été révélé" de Maria Valtorta.
J.F.LAVERE https://www.youtube.com/watch?v=rZ5w-iQyBzk
Le visioni e i dettati in esso riportati non sono assolutamente frutto di una seppur fervida e geniale fantasia umana, ma provenienti direttamente dal Cielo. Per capire questo aspetto fondamentale è necessario (in linea di massima, perché molti lo capiscono quasi subito) leggerli e rileggerli e non a caso, ma dalla prima pagina del primo volume all'ultima pagina del decimo, per scoprire ogni volta di non averne ancora esaurito la conoscenza, perché Dio è infinito e non basterà l'eternità per conoscerne appieno la Carità, Suo primo e principale attributo, da cui derivano tutti gli altri.
Anche i dettati e le visioni riportati nei "QUADERNI" sono spirituali diamanti di grandezza e valore non meno inestimabili.
https://archive.org/details/podcast_i-quaderni-di-maria-valtorta_1168470423